Ad esclusione delle certificazioni ad alta prestazione delle nuove costruzioni e delle ristruttuazioni (cfr. classe A
ed A+) la certificazione energetica di un singolo appartamento che appartiene ad un condominio è un argomento assai
dibattuto, soprattutto in riferimento alla necessità di certificare unità immobiliari da concedere in affitto.
In Italia non abbiamo saputo cogliere le opportunità che avrebbe potuto offrire l’obbligo della certificazione energetica.
Siamo invece riusciti a trasformare la certificazione energetica in un mero adempimento burocratico ed un spesa per i proprietari degli edifici, svuotando l’attestato di prestazione energetica da ogni significato in termini di miglioramento energetico del parco edilizio nazionale. E così facendo abbiamo anche svilito la prestazione professionale dei certificatori che spesso diventano “schiacciabottoni” che usando un software producono dell’inutile carta.
Ovviamente questo avviene in spregio della normativa che prevede sopralluoghi, verifiche, misurazioni, prove
sperimentali…. Tutte operazioni che sarebbero sostenibili dai certificatori rispettando le linee guida tariffarie
Odatech ma che per 200 o 300€ nemmeno sono ipotizzabili. Il risultato? Il certificatore a basso compenso non fa
sopralluoghi, non conduce verifiche, non conduce misurazioni e prove strumentali e certifica con procedure che,
nella mia opinione, non sono corrette e non ripettano la normativa.
Pur condividendo che la certificazione in una classe energetica non particolarmente prestante e finalizzata al
solo affitto di un appartamento dovrebbbe essere economica e facile, bisogna tuttavia fare i conti con la normativa.
E’ forse infatti questa che auspico dovrebbe essere modificata in modo preciso e non interpretabile per snellire la procedura di certificazione, ma
finchè la normativa prevede degli adempimenti, questi devono essere rispettati.
Il caso emblemetico è quello della certificazione del singolo appartamento facente parte di un condominio con
riscaldamento centralizzato. A mio avviso la normativa è molto chiara e prevede di dover prendere in esame
l’intera zona servita dallo stesso impianto di generazione di calore. Questo certamente impone di estendere
il calcolo a tutto il condominio. Ecco che la necessità di certificazione di un singolo appartamento espressa
da un singolo condomino diventa per lui insostenibile se non è lo stesso condominio che provvede a certificare
tutte le unità immobiliari in modo da dividere la spesa su tutti i condomini che potranno tutti beneficiare degli
attestati di prestazione energetica in caso di necessità. Certo che il proprietario della singola unità
immobiliare che la abita e che non la concede in affitto si troverebbe a pagare una prestazione per lui
inutile se non è almeno mirata al miglioramento energetico dell’intero condominio (questo sarebbe lo scopo
per cui è nata la certificazione degli edifici).
Quindi cosa succede nella realtà? Il certificatore a basso costo procede alla certificazione della singola
unità immobiliare non considerando l’intero condominio ma solo l’appartamento per il quale si richiede la
certificazione e tutto si risolve in una spesa per il singolo condomino pari a quella che sarebbe risultata
dalla divisione tra tutti della certificazione di tutte le unità immobiliari del condominio.
Sembra che così il problema sia risolto. Tuttavia la certificazione di un singolo appartamento in condominio
che non considera tutte le unità immobiliari servite dallo stesso impianto di produzione di calore è sbagliata e non rispetta le prescrizioni normative.
Questa è la mia personale opinione sull’analisi di quanto la norma prescrive in Provincia di Trento. Ma è solo
la mia opinione.
I principali riferimenti normativi sono il D.P.P. 13/07/2009 n. 11-13/Leg., l’Allegato H, le norme UNI 11300.